Savona smart city, perché no?
Luca Ottonello, Assessore al Turismo di Albisola Superiore
In questo periodo storico connotato da una delle peggiori crisi dell’economia a livello internazionale e caratterizzato dal...
Questa mattina alle 11 vado al funerale di Giuseppe Crosa morto a 102 anni dopo una vita fatta di esperienze durissime – la deportazione , le lotte sindacali- e una vita di lavoro perchè “u’ Crosa” questo ha fatto. Ha sempre lavorato, per sè, per la Sua famiglia, per il Suo partito; e siccome la vita è fatta anche di simboli, mi piace pensare che ha deciso di lasciarci il Primo Maggio. Sono stato, insieme a tanti altri ragazzi, la Sua disperazione. Una persona che aveva un rapporto quasi religioso con la Sua cassetta degli attrezzi, con l’ordine,con la precisione travolto da orde di ragazzetti che non distinguevano un metro da una pinza. Però Crosa… Ti guardavo mentre lavoravi e se non posso dire di aver imparato però capivo. Capivo che nella rivendicazione mai ostentata ma sempre presente dell’orgoglio operaio il fatto di far bene un lavoro, con serietà, senza finte lamentele e finte malattie era la migliore difesa sindacale che si potesse avere. Vivo nel mio tempo che non è il Tuo. Guardo avanti e non indietro ma nella mia cassetta degli attrezzi quello che mi hai insegnato c’è sempre. Con stima infinita. Livio.
p.s. quell’adorata tronchese che nel Luglio del 1982 non riuscivi più a trovare l’ho persa io. L’avevo presa di nascosto e l’ho dimenticata su un pino del prolungamento. Quando sono tornato non c’era più. Per questo ne era poi comparsa una nuova. Scusami. Non ho mai avuto il coraggio di dirTelo…