Il grande Gioco dell’Oca di Via Lavagna

15 settembre 2014
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Casella n.1: come ho scritto nel post “sono stato informato della prossima presentazione del progetto “. La mia prima preoccupazione è stata quella di renderlo pubblico a tutti, pur in modo incompleto ma comprensibile anche a chi non è del mestiere. L’ho fatto perchè penso che nulla debba essere mai nascosto e tutto reso evidente a tutti.
Nel prossimo regolamento edilizio al quale sto lavorando insieme con gli Uffici e con le varie Associazioni, categorie e ordini professionali, prevederemo che ogni progetto debba essere reso disponibile a tutti (non solo “pubblico”, che per vederlo devi chiedere). Soprattutto comprensibile a tutti perchè l’opera d’architettura non appartiene ai solo esperti. Per questo chiederemo che le simulazioni (rendering) siano effettivamente ciò che si vedrà. Questi indirizzi allargano e non riducono le possibilità dei Cittadini di farsi una opinione. Prima non si faceva e ancora non si fa in tantissime Città.
Noi lo faremo sempre di più perchè come diceva Victor Hugo : Ci sono due cose in un edificio, il suo uso e la sua bellezza; il suo uso appartiene al proprietario, la sua bellezza a tutti.

Casella n.2: in Italia esiste la proprietà privata. Ed esistono Cittadini che sono proprietari. Questi Cittadini hanno dei diritti sulla loro proprietà. Compreso quello che in “casa” loro possono mettere un altalena e una fontanella e lasciarci entrare tutti oppure no. Se non vogliono farci entrare tutti esercitano un loro diritto. Se il “pubblico” vuole quella proprietà deve dimostrare che serve per un importante interesse pubblico e poi la deve pagare e pagare bene. Quindi prima di dire cosa ci piacerebbe ci fosse in un’area privata bisognerebbe sempre ricordarsi di questo dettaglio soprattutto se si è importanti uomini politici o illuminati giornalisti. (andate alla casella n.3 prima di commentare)

Casella n.3: il fatto che esista la proprietà privata non autorizza il Cittadino proprietario a fare quello che gli pare sulla sua proprietà. Deve confrontarsi con il “pubblico” che ha un potere superiore di pianificazione e di programmazione della Città. Il “pubblico” decide cosa e come si può costruire in una determinata area di una Città. Lo fa attraverso uno strumento generale di pianificazione della Città che si chiama Piano Urbanistico Comunale e che non è fondato sull’arbitrio o sull’improvvisazione di qualche Amministratore ma da una lunghissima (spesso troppo lunga) verifica di ogni interesse pubblico e privato e da una ponderata decisione su come si debba sviluppare la Città sotto il profilo economico, sociale e urbanistico.(vai alla casella n.4) 

Casella n.4: a quel punto il diritto del privato ha subito delle limitazioni. Può fare delle cose e solo quelle (a meno che il pubblico non sia d’accordo a cambiare idea) oppure lasciare tutto nello stato in cui si trova perchè nessuno lo può obbligare a fare quello che non vuole (fatto salvo casi limite e comunque con effetti parziali)

Casella n.5: la ricostruzione dell’isolato di Via Lavagna con le caratteristiche del progetto che hanno intenzione di presentare è prevista da moltissimo tempo negli strumenti urbanistici comunali compreso il più recente. Cerco di riassumere a rischio di essere impreciso: la Società due torri è stata costituita subito dopo la guerra, composta dai proprietari che avevano subito la distruzione delle loro proprietà. Le proprietà distrutte erano sparse nella zona oggetto di bombardamento. Per esempio alcune di esse si trovavano in quella che noi oggi conosciamo come Piazza del Brandale che infatti è ancora di proprietà di privati benchè abbia un utilizzo pubblico. Questo è avvenuto per accordi tra Comune e proprietari risalenti, credo, alla notte dei tempi e con la firma della convenzione per Via Lavagna verranno messi a posto anche questi aspetti formali. L’iter dura da lunghissimo tempo perchè gli accordi tra i vari privati sono stati piuttosto complessi.

Casella n.6: la ricostruzione dell’isolato di Via Lavagna determina anche risorse economiche che verranno impiegate per mettere a posto gli interni del Mercato Civico. Che non ha riscaldamento né aria condizionata… sostenibile per definizione… chi lavora in Comune dovrebbe saperlo

Casella n.7: ma Voi siete sicuri che sia meglio lasciare le rovine del bombardamento? (prima di commentare riandate alla casella n.2)… siete sicuri… sicuri… sicuri?

Casella n.8: l’urbanistica non è una scienza esatta ma ci assomiglia molto. Poi si può sempre liberamente interpretare ma ha dei fondamentali. Un fondamentale è che se in una zona c’è un tessuto urbano tendenzialmente lo ricostituisci (magari più ordinato, più moderno, diverso) ma lo rifai. Se in un isolato ne manca un pezzo normalmente lo rifai. Tanto più se ti trovi in un contesto storico. Non a caso, su Via Lavagna, alcuni savonesi, particolarmente attenti alla “conservazione “ della Città, non hanno sollevato problemi.

Casella n.9: L’architettura è una cosa seria e normalmente gli Architetti pure. Cercano per definizione di coniugare interessi dei committenti, bellezza, funzionalità. Poi tra di loro ci sono pure dei cazzoni e dei disonesti ma l’ambizione generale della categoria è di realizzare cose belle. Il progetto verrà verificato dalla Sopraintendenza, dagli Uffici del Comune, della Provincia e della Regione (almeno) poi infine dalla Giunta (se conforme al PUC altrimenti torna in Consiglio). Se tutti quello che lo vedono e lo autorizzano riescono a produrre una cosa brutta non è colpa di un singolo Architetto ma di un sistema che non funziona.
Siccome il sistema spesso non funziona e produce anche cose brutte, nel caso savonese lo facciamo vedere anche ai Cittadini, così chi pensa di autorizzarlo senza porsi il problema se è bello oppure no sa che si sputtana. (torna alla casella n.1)

Casella n.10: a questo punto resta la domanda “ma servono nuove case con tutte le case sfitte che ci sono?“. Premesso che avrete letto la casella n.2 Vi dico la mia opinione. Il fatto che esista una casa sfitta o vuota in una determinata zona della Città non significa affatto che una persona voglia per forza comprare o andare ad abitare proprio in quella. In altre parole case sfitte oppure no ci sarà sempre qualcuno che cercherà una casa in un luogo che gli piace, con determinate caratteristiche ed a un determinato prezzo. Sono brutale? no… sono sincero e quindi prima di commentare passate alla casella n.12 ma date una lettura anche alla 11).

Casella n.11: il problema delle case sfitte si determina perchè c’è una ritrosia delle persone che le posseggono ad affittare. Coloro che affittano chiedono spesso prezzi troppo alti o considerati troppo alti da chi vuole affittare. Se permettete questo è un problema nazionale e quindi pur importante, lo accantoniamo. Poi se avete voglia ci ritorniamo anche perchè qualcosa a livello locale abbiamo fatto e potremmo fare nel futuro.

Casella n.12: se una persona da fuori Savona, vuole venire ad abitare, lavorare o vivere la sua pensione nella nostra Città è positivo oppure no? Gli diciamo che compra la casa dove vogliamo noi oppure decide Lui?

Casella n.13: perchè dite che nella Città di Savona si sono realizzate solo nuove case? Perchè non dite che abbiamo una delle pinacoteche più belle della Regione, che stiamo per aprire il nuovo museo della ceramica, che abbiamo realizzato la più bella sala congressi della regione sul Palazzo della Sibilla, che non abbiamo fatto realizzare il secondo cubo del Priamar, che abbiamo aperto il contenitore culturale delle Officine Solimano, il Music Lab, gli impianti sportivi, le riqualificazioni urbane sulla costa, che altre le stiamo realizzando, che le nostre scuole sono tutte a posto (e quelle usurate le stiamo rifacendo). Perchè vi dimenticate che siamo uno dei pochi Comuni che si è assunto il rischio di acquisire dallo Stato un Palazzo bellissimo per farci la nuova biblioteca anziché lasciarlo vendere ai privati?

Casella n.14: passare dall’eccesso di produzione edilizia che c’è stato negli ultimi anni in Italia e in Europa allo zero di oggi, non mi pare buona cosa. Anche perchè l’edilizia, insieme alla produzione industriale, è il settore che “provoca” il maggior utilizzo di manodopera, diretta e indiretta. Che nel nostro Paese le persone hanno un disperato bisogno di lavorare confido di non pensarlo solo io.

Casella n.15: Poi se uno ha il posto fisso magari non ci pensa… se non deve preoccuparsi di mandare avanti la sua attività professionale… del suo stipendio… delle tasse… di equitalia… può non pensarci (finchè vi dura)

Casella n.16: di edilizia bisogna farne il necessario, né di più né di meno, bisogna non occupare aree verdi e recuperare quelle usate, bisogna farne il meno possibile e bisogna adottare tutto quello che le nuove tecnologie consentono in termini ambientali. Bisogna che sia bella e che i luoghi pubblici intorno ad essa siano belli anzi bisogna prima partire dalla bellezza dei luoghi pubblici.

Casella n.17: il nostro SEAP, il documento degli obbiettivi per rendere la nostra Città ambientalmente sostenibile secondo gli obbiettivi del Patto dei Sindaci, l’ho portato avanti io fino all’approvazione in Consiglio Comunale. Se aspettavo quelli che cianciano da anni di ambiente e di sostenibilità era ancora in un armadio.

Casella n.18: gretti noi? Oppure chi ci accusa di grettezza ha pregiudizi politici? O ha una montagna di frustrazioni e di ignoranza alle spalle? O ha la fortuna di avere il posto fisso e che gli altri si fottano ? O gode a parlar male della nostra Città?
I Cittadini possono e devono dire tutto quello pensano e pretendere delle risposte. A Voi che campate sullo sputtanamento altrui no.

Casella n.19: il meglio sta nel compromesso. Il meglio è nell’equilibrio. Il meglio è l’obbiettivo di una Città serena, confortevole, dove i Savonesi vogliano vivere e possa attrarre nuovi Cittadini e persone che hanno voglia di passare il loro tempo libero da noi. Per far questo la sostenibilità ambientale, la bellezza, la cura degli spazi pubblici e privati, le occasioni materiali e immateriali sono fondamentali. Andiamo verso questo, nonostante le difficoltà, gli errori del passato e tutti i problemi che abbiamo tutti noi. La speranza è un dovere e l’ottimismo una opportunità.